Durante la presentazione del progetto definitivo del Ponte sullo Stretto di Messina – approvato il 6 agosto dal Comitato interministeriale di programmazione economica – il ministro delle Infrastrutture Matteo Salvini ha sorpreso molti: la regione più coinvolta economicamente non sarà la Sicilia, ma la Lombardia.
Il dato arriva da uno studio di Open Economics, secondo cui il maxi-cantiere genererà per la sola Lombardia un impatto economico di 5,6 miliardi di euro durante la fase costruttiva, contro i 2,1 miliardi previsti per la Sicilia e 1,9 miliardi per la Calabria.
Entusiasmo tra le imprese del Nord
Se nel Sud Italia il progetto continua a dividere, con critiche legate a impatto ambientale, costi e rischio di infiltrazioni mafiose, le grandi imprese edili esultano. Il coinvolgimento della Lombardia non è casuale: il consorzio Eurolink, che realizzerà l’opera, è guidato proprio da Webuild, colosso dell’ingegneria con sede a Milano. Oltre all’azienda capofila, numerose imprese lombarde della filiera forniranno materiali, tecnologie e servizi, beneficiando dell’indotto generato da un investimento stimato in 13,5 miliardi di euro.
Numeri record per PIL e occupazione
Secondo i calcoli di Open Economics, il ponte produrrà 23,1 miliardi di euro di valore aggiunto per l’economia italiana. Il moltiplicatore stimato è di 1,83 euro per ogni euro investito. In Lombardia, l’effetto occupazionale previsto è di oltre 9.300 nuovi posti di lavoro, mentre nel Lazio l’impatto economico sarà di 3,7 miliardi di euro.
Il nodo Sud e il tema occupazionale
Salvini, pur sottolineando il peso delle imprese del Nord, ha garantito che la formazione e le assunzioni partiranno da Sicilia e Calabria, regioni che guidano la classifica europea della disoccupazione giovanile. L’obiettivo è aprire i cantieri tra settembre e ottobre, insieme alle procedure di esproprio che interesseranno centinaia di famiglie a Villa San Giovanni (Calabria) e Torre Faro (Messina).