Arrivano dall’Africa le masse d’aria responsabili delle sempre più frequenti ondate di calore nel Mediterraneo. Quando le zone di alta pressione, note come anticicloni africani, si stabilizzano per diversi giorni sul bacino, bloccano i venti e innescano il riscaldamento rapido delle acque superficiali.
La ricerca italiana pubblicata su Nature
A fare chiarezza sul meccanismo è stato uno studio del Centro Euro-Mediterraneo sui Cambiamenti Climatici (Cmcc) di Bologna, pubblicato su Nature Geoscience e coordinato dalla ricercatrice Giulia Bonino. L’analisi, che ha combinato competenze di oceanografi e meteorologi, ha preso in esame 40 anni di dati (1982-2022) e ben 123 eventi di ondate di calore marine su oltre 100.000 km².
Venti deboli e caldo estremo: la combinazione perfetta
Secondo lo studio, la probabilità di un’ondata di calore marino aumenta fino a cinque volte quando gli anticicloni persistenti coincidono con venti deboli. In queste condizioni, il mare smette di disperdere calore, trasformandosi in un’enorme caldaia naturale.
Verso previsioni più accurate
Per i ricercatori, il risultato rappresenta una svolta: conoscere i meccanismi che innescano il fenomeno significa poter migliorare i modelli di previsione e sviluppare strategie di allerta precoce per proteggere ecosistemi e attività economiche legate al mare. “Il Mediterraneo si riscalda più velocemente della media globale – spiegano gli autori – e disporre di previsioni affidabili è ormai essenziale per affrontare le sfide climatiche dei prossimi anni”.